CANALE DEI CAMOSCI – ZUCCONE CAMPELLI
sabato 24 dicembre ‘22
Che si fa la vigilia se non mettersi nelle migliori condizioni per poter superare le maratone con le gambe sotto il tavolo delle giornate successive? C’è stato un tempo in cui col Jag e Walter siamo partiti per un Natale in rifugio ma ora il primo è desaparecidos, il secondo ha messo la testa a posto (almeno per il 25 dicembre) e anche per il sottoscritto sarebbe forse un po’ un problema impegnarmi col Caianesimo in una due giorni. Così optiamo per tentare un canale sopra i piani di Bobbio; alpinismo esplorativo e ravano assicurato: insomma un bel mix prima di scartare i regali sotto l’albero! Logico poi che di prendere la funivia non se ne parli minimamente anche se, almeno all’inizio, l’idea mi lascia un po’ perplesso: la pigrizia sembra che stia prendendo lentamente il sopravvento ma avendo io una dignità da difendere, non oso controbattere. E poi è solo una questione mentale: se avessimo puntato a qualcosa al Grignone, lo sbattimento sarebbe stato analogo. Così parto incespicando sui miei piedi perché non ho pensato a prendere la frontale ma basta poco perché la luce dell’alba sia sufficiente per distinguere le punte degli scarponi e io possa trottare su per la mulattiera. In alto il pendio è cosparso di uno strato di neve non particolarmente cospicuo e, sostanzialmente, già battuto; gioia e dolori: la prima perché ci risparmia di affondare nel bianco elemento, la seconda perché la traccia è a tratti una pista per il pattinaggio. Intanto le cabine poco sopra le nostre teste iniziano a muoversi trasportando scioatori che si staranno chiedendo cosa ci facciano due babbei a sudare per arrivare ai piani di Bobbio. Quando ci arriviamo è un po’ come essere in un girone dell’inferno, solo che qui i dannati hanno pagato per fare la coda agli impianti e racchettare sulle finte discese delle piste. Noi facciamo come Dante e Virgilio (anche se non mi è ben chiaro chi dei due sia la guida): attraversiamo i gironi e ci dirigiamo verso il Purgatorio. L’obiettivo è il canale SEM: restano solo da tracciare gli ultimi metri che portano alla base del tratto tecnico ma, per il resto, sembra sia passata un’orda alla volta del canale dei camosci. Sotto un masso aggettante che forma una nicchia mi vesto con tutta la ferraglia cosicché, se passassi sotto il metal detector, questo inizierebbe a suonare all’impazzata! Il Walter mi assicura ricordandomi che sia il caso di piazzare qualcosa quanto prima. Detto e fatto: c’è proprio una bella fessura per il 2 che sono ben contento di riempire. Poi provo a salire. Le picche affondano in una farina inconsistente e poi rimbalzano sulla roccia. Delicatamente trovo un aggancio al buio pur non sapendo nulla di queste astruse tecniche. Carico il piede sinistro (quello sì su un ottimo e ben visibile gradino) quindi mi accartoccio in una mossa contorsionistica e poi il Walter si oppone a Newton. Il friend ha tenuto ma io non ho capito se mi sia scappato il piede o se la picca sia stata sputata via dall’aggancio. Intendiamoci: probabilmente sarà stato un passo da neonato del misto ma per me era già tanto. Riprovo più a sinistra dove sembra un po’ più semplice ma, ancora, mi trovo a nuotare nella farina. A quel punto è chiaro: se non vogliamo fare notte o rischiare di cacciarci più profondamente nei guai, conviene ascoltare Grillo Parlante Walter e menare le tolle. Così la ferraglia torna a fare quello che di solito le compete in queste salite: l’inutile e fastidioso parassita. Ma siccome siamo arrivati fin qui, in qualche modo dobbiamo rallegrare il Bruno (Detassis) e così optiamo per raggiungere la cima dei Campelli con una specie di corsa su per il canalone dei Camosci per poi pisciare un po’ fuori dal vaso raggiungendo lo Zucco di Pesciola e da qui invitare le ginocchia al party di rientro.
Cavallo Goloso
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