|racconto|   |relazione|   |foto|


ZONA CASCATA DI BAIEDO – VALSASSINA

sabato 11 febbraio ‘12


Decidiamo di salire una cascata restando a portata di casa: Cece, svegliatosi dal letargo lo scorso week end, deve essere di rientro entro le due, causa potere femmineo e della ramazza. Sembra quindi ovvio e scontato puntare alla cascata della val Boazzo che raggiungiamo seguendo le indicazioni per Morterone, minuscolo comune (poco più che un’impronta di mosca sulle mappe) dal nome inquietante se non scorre sangue celtico nelle vene. Speriamo che nessuno scopra che vengo da Como sud!

La macchina si ferma davanti alla cascata o dove dovrebbe essere la colata: siamo infatti in quattro e ognuno individua una linea differente, anche se a dire il vero, il sottoscritto, al di fuori di alberi e roccia, non riconosce una mazza. Siamo inorriditi dalla presenza caiana: ci sono più bollini che lucciole in viale Zara; è come essere in un girone infernale con urla, gemiti e stridore di denti per cercare di accaparrarsi la prima della giornata. Con il sogno di rimpolpare il curriculum, colonne di pseudo cascatisti si accalcano all’attacco del flusso (dove poi sarà sto fiume ghiacciato, rimane sempre un mistero), mentre rinforzi continuano a sbarcare dalle automobili. È un assalto all’ultimo uomo o all’ultimo pezzo di ghiaccio. Non volendo scalare sulle schiene di altri congelati, e non avendo intenzione di sentire le loro punte dei ramponi sulle nostre teste, puntiamo alla Grignetta. Destinazione: canalone Porta.

Ma il vento e il sole hanno lavorato per bene e la Grigna è quasi completamente pulita. Così, dopo aver disperatamente e assiduamente tentato di troncare un piede a Luca facendo partire la Clio mentre il fortissimo tentava di scendere o di salire, ci rintaniamo al forno dei Resinelli. Ho capito: la giornata è andata in viale Zara, non avrò nulla da scrivere e avrò gettato un altro sabato ma, almeno, posso sparare un po’ di cazzate. Tipo: programmi futuri per l’annata. Calendario in mano, pianifichiamo sessioni di falesismo estremo per marzo, così da arrivare preparati all’appuntamento estivo. Andremo in Marmolada e al Bianco ma sicuramente non alla Gianetti. O meglio: ci arriveremo dopo aver salito qualcosa sulla nord del Badile. Poi, più realisticamente, se riusciremo a fare un colpaccio sarà già tanto.

Nonostante fuori gli orsi polari si divertano a cacciare le foche, non possiamo stare tutto il giorno ad ammirare la stufa del locale che, tra l’altro, pare spenta! Fuori gli orsi, qui i pinguini! Così decidiamo di andare a dare un occhio alla cascata di Baiedo. La macchina passa oltre il flusso gelato e Colo individua una serie di linee di cui una particolarmente incassata e interessante. Torniamo indietro e, dopo aver girovagato per mezza provincia, parcheggiamo il potente mezzo. Diamo un occhio alla cascata di Baiedo ma passiamo oltre: anche qui piovono bollini come sconti nel periodo dei saldi. La linea individuata è decisamente più a destra e, il primo tratto, si presenta un po’ secco. Mi cago in mano solo all’idea di scalare il flusso ma, fortunatamente, è Luca a seguire i ramponi di Colo e Cece. I due capicordata superano magistralmente il breve salto conducendo il sottoscritto e Cece alla base della lunghezza seguente. Sono passato da prigioniero di una nave pirata a vittima di un sacrificio rituale: il tiro è interamente su roccia e mi tocca affrontarlo con ramponi e piccozze. Ma, fortunatamente, la sorte mi arride: la parete non è per nulla dura e mischiando il dry con qualche bella presa per le mani, isso il mio grasso culone verso l’alto. Il canale diventa ora decisamente banale fino all’ultimo salto gelato. È ancora Luca a passare davanti: insomma, per me la roccia, a lui il ghiaccio. Colo e Cece ci osservano affrontare il flusso tirchio e parsimonioso che, chiaramente, non si è voluto sprecare; fortunatamente la pendenza ridotta ci permette comunque di salire senza grossi problemi (sarà poi che scalo da secondo!) anche se l’uscita resta una bella lotta psicologica con il ghiaccio ridotto a poco più di una sottiletta. Il couloir è sotto i nostri piedi: così, una giornata che sembrava facesse la fine di una cagata nel water, si trasforma camaleonticamente in una piccola avventura con buona pace dei caiani-milanesi stressati dalle code sulla val Boazzo. Ma poi, ne sarà rimasto qualcosa o le orde barbariche ne avranno fatto brandelli?


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI