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LILLAZ GULLY – VAL DI COGNE

sabato 11 febbraio ‘17


Sono passati due anni dall’ultima spiccozzata su cascata, una salita praticamente disastrosa dopo la quale avrei venduto volentieri chiodi, ramponi e picche. Invece quest’anno, forse anche complice un pizzico di spirito suicida, l’idea di massacrare qualche flusso gelato piano piano si fa strada tra roccia e sci finchè alla fine trovo qualcuno con cui provare a riaprire un libro oramai incrostato di polvere e ragnatele.

L’unica cosa a cui non devo riabituarmi è l’orario di ritrovo: almeno in quello sono ancora ben allenato! Poi però perdiamo una ventina di minuti a capire che Lorenzo si trova ad un altro parcheggio col risultato che verso le 9 siamo a Lillaz. Dal profondo baratro della mia ignoranza, avrei dato per certo che ad un orario simile si dovesse già essere impegnati nella distruzione del flusso gelato, così resto stupefatto della mandria di ghiacciatori in partenza verso le proprie vittime sacrificali: speriamo solo che ci lascino qualche brandello da immolare al Caianesimo! Almeno all’inizio, questo desiderio sembra possa realizzarsi visto che, una volta lasciata la mulattiera principale, non scoviamo alcuna traccia di passaggio. Risalgo quindi per il bosco imbiancato come fossi inseguito da un branco di cani idrofobi finchè sbuco su una comoda autostrada che si arrampica su per il pendio. Ignari, guadagniamo metro su metro fino a levarci i salami dagli occhi e aprirci alla conoscenza: più in alto, alla base della cascata, ci sono 7 o 8 alpinisiti in gelida attesa del proprio turno mentre altri stanno già iniziando l’opera di demolizione del flusso gelato. Al momento non ci preoccupiamo della fila e così continuiamo a salire finchè, all’ennesima conta, gli aspiranti diventano una decina per poi lievitare verso la dozzina e forse anche più come se si stessero riproducendo per ingannare l’attesa!

A quel punto non abbiamo molte alternative o almeno non intendiamo schiodarci dalla nostra postazione in gastronomia; l’unica possibilità per spezzare la lunga attesa sembra passare alla vicina pescheria stranamente vuota e darci dentro con una breve ma apparentemente cattiva colata sulla sinistra. Rifaccio l’inventario dello zaino ed eccomi pronto a inseguire la corda che Marco ha portato in cima al flusso. Peccato solo che, dopo una serie di fraintendimenti, uno dei due cordoni ombelicali inizia a sfuggire verso l’alto mentre quello che dovrebbe assicurarmi precipita verso il basso: evidentemente, il capocordata sta iniziando la sua doppia!

Così, poco dopo la 1 (!), le mie picche affondano nel ghiaccio mentre i ramponi mordono finalmente il flusso gelato. Se non altro i numerosi demolitori hanno creato una specie di scala sulla quale posso comodamente appoggiare gli scarponi, opportunità che mi permette di evitare attimi di isterismo ma non mi distoglie dalla convinzione che, se fossi salito da primo, avrei certo bucherellato la cascata con molti più chiodi! Poi il canale si abbatte con una semplice rampa nevosa prima di tornare ad incassarsi e rizzarsi con brevi salti gelati. Salgo sempre con la sicurezza della corda che scende dall’alto mentre lo spesso strato di ruggine che mi avvolge come una crisalide si sgretola ad ogni picozzata. Arriviamo quindi al primo passo di misto: Marco, sempre davanti, lo supera come se nulla fosse. Attendo che anche Lorenzo si sfili dal budello e poi arriva il mio turno. Il passo è costituito da uno stretto e breve diedro dove il ghiaccio lascia il posto ad abbondante roccia spruzzata quanto basta per una manciata di movimenti di dry. Affondo le picche sul sottile strato di ghiaccio soprastante mentre le due longe che arrivano all’imbraco fanno il loro lavoro quindi incastro una mano nel buco in mezzo al diedro e con l’altra spingo sulla sua faccia sinistra. Praticamente è come se stessi arrampicando su una via di pura roccia! La tecnica però si dimostra vincente e la mia super potenza mista all’ottima tecnica caiana mi permette di guardare dall’alto l’infido passaggio. Ma il misto non è ancora finito: proprio sulla seconda metà dell’ultimo tiro, la cascata prende le valige a va a farsi un giro in altri lidi lasciandoci con alcuni metri di roccia e superamento di un tronco: qui mi devo impegnare spingendo e tirando fino a riuscire ad agguantare il pezzo di legno, avvinghiarmici sopra, scavalcarlo, pestarlo coi ramponi e uscire alla piazzola nel bosco. Per oggi sono ancora salvo e senza alcuna strisciata sulle mutande anzi, quasi quasi potrei rischiare di ripetermi anche se, molto probabilmente, siamo oramai arrivati al capolinea della stagione!


Cavallo Goloso


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