IL CASTELLO – VAL MALENCO      

domenica 06 gennaio ‘19


Il Jag ce l’aveva detto però noi andiamo comunque a darci un occhio, spronati anche dalla prestazione di ieri. E poi il sapore di una potenziale avventura mi lascia una certa acquolina in bocca così, lasciata l’auto alla seconda diga di Campo Moro, iniziamo l’avvicinamento verso la cascata dei Geroni. Non ci vuole molto perchè il vento che scende da nord inizi a frenare il nostro incedere ma soprattutto che la cascata diventi chiaramente visibile. O forse sarebbe meglio dire ciò che è formato del flusso: la colata infatti appare ancora troppo magra, a tratti una striminzita linea ghiacciata che, almeno dalla nostra posizione, pare difficilmente salibile: non ci resta che fare dietro front e dirigerci verso la cascata di Castello.

Alla nuova colata non troviamo nessuno così, da buoni conigli, possiamo accaparrarci la sezione più facile e iniziare la nostra opera distruttrice. Parte il Walter e quando lo raggiungo il mio commento è lapidario: “Che sport del cazzo!”. Non che mi senta completamente insicuro ma padroneggiare la situazione e soprattutto il binomio scarpone-rampone è sicuramente un’altra cosa. Nonostante tutto, afferro la mia buona dose di viti e parto per la lunghezza seguente: finchè il ghiaccio è appoggiato, tutto fila liscio ma appena questo inizia ad impennarsi mi avvinghio alle picche come se l’attività consistesse in una sequenza di trazioni che ti portano verso l’alto. Piazzo due chiodi a mezzo metro uno dall’altro, provo ad alzarmi e poi cado. Oddio, parlare di volo è un eufemismo: diciamo che praticamente mi appendo all’ultima protezione ma almeno so che le viti tengono! “Piedi di merda”. Poi ci penso un po’ su: “Forse però dovrei smetterla di usarli come avessi le scarpette...”. Già perchè tendo ad accarezzare il ghiaccio con i ramponi, mica a prenderlo a calci e cercare di aprirlo come una scatola di sardine. “... In effetti...” è il laconico commento dell’amico. “Forse devo picchiare di più”: ho scoperto l’America, non c’è che dire! La cascata poi pare volermi aiutare un po’ formando una specie di cengetta per poi però fregarmi nuovamente col suo aspetto rachitico. Continuo a cagarmi in mano ma un po’ meno di prima e alla fine arrivo in sosta.

“Scusa ma Sharma fa ghiaccio?”

“No! O per lo meno non mi risulta”

“E Ondra?”

“Neppure”

“Ghisolfi?”

“Idem”

“E Megos?”

“No”

“Beh un motivo ci sarà se i migliori arrampicatori non si destreggiano con sti attrezzi del demonio! Perchè il grande Fraclimb dovrebbe essere diverso?”. Poi mi viene in mente che in comune abbiamo solo la lettera del grado da FF e mi metto il cuore in pace.

Un’altra lunghezza e usciamo dalla cascata col Walter super galvanizzato ad evitare la bellissima rampa appoggiata che esce verso destra per infilarsi invece su per il tratto più ripido. Lo seguo e mi sento un po’ più a mio agio anche se credo dovrò lavorare duro prima di sperare di raggiungere un livello semi decente.


Cavallo Goloso


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